Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino
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Responsabile
dott. Michele Faiella

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L’impegno della Soprintendenza ABAP di Salerno e Avellino per il recupero del patrimonio culturale e la tutela del paesaggio nell’area del sisma del 23 novembre 1980 ripercorso dall’arch. Nora Scirè.

23 novembre 2020
 
Quarant’anni fa in una bellissima serata, particolarmente calda per essere novembre, un terremoto colpì violentemente una vasta area dell’appennino meridionale, posta a scavalco tra la Campania e la Basilicata, sconvolgendo intere comunità nei loro affetti più profondi e devastando gli abitati.
E’ importante tenere sempre viva la memoria di quell’evento e quanto ne è seguito, soprattutto, per chi non lo ha vissuto direttamente (per gli altri il ricordo è indelebile).
 Nel quarantennale, che ora ricorre, rammentare l’operato determinante che svolse la Soprintendenza e ripercorrere quei luoghi può servire a riflettere anche sul futuro del territorio dell’alta Irpinia e del medio/alto Sele oltre che ad evidenziare criticità, metodologie e risultati utili per pervenire ad una tutela, effettiva e reale, del patrimonio culturale in zona sismica.
 La Soprintendenza per le province di Salerno e Avellino fu istituita nel 1981 (rendendola autonoma dalla Soprintendenza ai Monumenti per la Campania con sede a Napoli) proprio per meglio fronteggiare la gravissima situazione post-sisma e l’opera connessa alla “ricostruzione” e venne affidata all’arch. Mario De Cunzo la cui vivacità culturale, operosità e decisionismo divennero, molto presto, noti a tutti oltre che nella zona terremotata.
Da subito fu intensa l’azione per sottrarre alle ruspe non solo i “monumenti”, ma anche l’edificato minore tradizionale, e per portare in salvo le opere storico-artistiche.
L’attività sui centri storici nel loro insieme si intensificò a seguito dell’emanazione della Legge speciale per la ricostruzione e lo sviluppo dei territori colpiti da quel sisma n. 219 del 14/5/1981 la quale, a riguardo, contemplava disposizioni importanti e strumenti operativi innovativi se rivolti all'interesse pubblico come nel caso in specie. Bisognava, però, non perdere tempo perché nei Comuni epicentrali si era avviato il traumatico processo di dove e come ricostruire, cominciavano ad arrivare i finanziamenti e, di conseguenza, divenivano pressanti le azioni anche rispetto ai beni culturali. Costantemente le scelte da prendere erano nette: salvaguardare la storia dei luoghi, collocandola a fondamento della rinascita dei medesimi, o fare “tabula rasa” del passato!
Al contempo, nell’edificato storico ai danni causati dal sisma, già ingenti di per sé, si aggiunsero quelli conseguenti al perpetrarsi delle demolizioni, affrettate ed indiscriminate, agli interventi improvvisati con l’ordinanza commissariale n. 80/1981, all'uso spregiudicato del cosiddetto "limite di convenienza" (di cui al D.M. del 31/10/1981 con il quale qualsiasi tecnico privato, dimostrando il vantaggio economico della demolizione e ricostruzione dell'immobile di sua competenza, poteva non rispettare l'intervento di riparazione previsto nel Piano di Recupero) ovvero all’abbandono optando per la delocalizzazione (incentivata, di fatto, dalla stessa L. n. 219/1981).
Le battaglie che ne sono seguite per lunghi anni sono state davvero improbe. Il dopo-terremoto, infatti, fu vissuto, soprattutto nei paesi del cosiddetto "cratere", alla stregua della catastrofe bellica come, d’altronde, emerge anche dalle risposte politiche e dalla legislazione emanata successivamente al sisma.
Nora Scirè
Nella foto il Soprintendente Mario De Cunzo
Fotografia di Eugenio Caiazzo soggetta a copyright/Soprintendenza ABAP di SA e AV

 

 

 

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