Il Castello 1980 dopo il terremoto
A Laviano il terremoto del 23 novembre 1980 ha raggiunto un’intensità pari al X grado della scala MCS ed inferto una ferita indelebile sia nel tessuto sociale, che nel patrimonio edilizio allora esistente. L’ opera di ricostruzione che ne è seguita ha fatto tabula rasa del paese originario, incastonato sino ad allora nel pendio collinare e posto alle pendici della montagna, ma anche stravolto l’assetto morfologico del suo territorio e le caratteristiche edilizie tipiche dei suo edificato. E' rimasto solo il nome perché il nuovo abitato non ha nulla del precedente centro: è stato per la maggior parte dislocato in una zona limitrofa, è estraneo alla propria realtà socio-economica ed è avulso dal contesto territoriale nel quale ricade configurandosi come copia delle espansioni urbane. Il Castello, la Chiesa di Santa Maria della Libera e pochissime costruzioni rimaste abbandonate nel nucleo preesistente sono le testimonianze superstiti che consentono, tuttora, di ricordare che esisteva un paese dal nome Laviano con una sua storia.
Al periodo normanno, quando Laviano era una contea, risalgono le origini sia del Castello, che della Chiesa Madre dell'Assunta anch’essa cancellata dopo il terremoto. Tale fortilizio si inserisce, perciò, nel sistema delle fortificazioni normanne e sveve realizzate dal X sec., spesso su preesistenti insediamenti difensivi, lungo la valle del Sele ed in Basilicata a ridosso delle principali vie di comunicazione dalla costa tirrenica verso la Puglia. Voluto dal Conte Guglielmo che ne ha determinato la realizzazione, il Castello è ubicato in una posizione strategica sia per l'osservazione, sia per la difesa e cioè alla sommità del promontorio ed a picco sul profondo vallone che da sempre separa il paese dalla montagna, ma che, dal 2015, è scavalcato da un ponte tibetano.
Inizialmente solo un avamposto con la cinta muraria, nei secoli, come accade in tutti i Complessi fortificati, ha acquistato sempre più consistenza e definizione determinata dall’aspetto difensivo preservate sino al 1980 quando, nonostante parziali crolli, conservava l’impianto planimetrico irregolare con torri angolari (cilindriche e/o su base a scarpata romboidale), i corpi di fabbrica di due o tre piani ai quali si accedeva dall’ampia corte interna, il tetto a falde con manto esterno in tegole e vani coperti per lo più con solai piani lignei, ma anche con volte di diverso tipo (a botte, a crociera ed a vela).
Dall'epoca longobarda Laviano è appartenuto al Gastaldato di Conza (Compsa), è rientrato nel Principato Citra sino ai decreti napoleonici del XIX sec., e, dopo i conti normanni, è stato posseduto da numerosi signori e/o feudatari tra i quali si ricordano i D'Alemagna, i Carafa-Guzman de Marra (noti come principi di Stigliano), la Regia Corte spagnola ed i D'Anna che lo ebbero dal 1697 al 1865. In seguito, la proprietà del fortilizio è diventata di alcuni privati e dal 1950/1951 dell'Amministrazione Comunale.
Il Castello ha subito danni ingenti con il sisma del 1980 al quale è seguito un lungo periodo di abbandono, la massima esposizione agli agenti atmosferici ed alcune scosse telluriche negli anni successivi che lo hanno reso un ammasso informe di macerie pressoché impossibile da oltrepassare ed invaso dalla vegetazione infestante.
Il principale intervento di conservazione e restauro del Castello, sino ad ora eseguito, è stato quello attuato con un finanziamento europeo (complessivamente di circa euro 981.000) assegnato dalla Regione Campania (POR 2000-2006) ed effettuato d'ufficio dalla Soprintendenza per i BAPPSAE di Salerno e Avellino (ora Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio) la quale, in precedenza, era riuscita ad attuare solo una limitata messa in sicurezza. Le opere realizzate nel Complesso fortificato hanno consentito, soprattutto, di renderne nuovamente leggibile l'impianto generale, di riproporne una riconfigurazione significativa, di recuperare i locali al piano inferiore del corpo di fabbrica posizionato a nord/est, di ripristinare la corte interna e di consolidare o reintegrare porzioni edilizie rilevanti. Il progetto e le modalità di esecuzione dei lavori di restauro hanno recuperato il monumento coerentemente con l'antica concezione costruttiva poiché si è cercato sia di non alterare il comportamento strutturale originario, sia di utilizzare materiali e tecniche tipiche compatibili con l’immobile storico. Tale intervento è stato finalizzato a salvaguardare e rendere più forte l'impianto strutturale proprio del complesso fortificato, esaltandone le capacità intrinseche a far fronte alle sollecitazioni telluriche, rigenerando ed ottimizzando le caratteristiche di resistenza e durabilità proprie della struttura muraria esistente, integrandola con l'inserimento di nuovi elementi per ottenere condizioni di connessione più efficaci nonché rispettando, il più possibile, i materiali utilizzati originariamente (la muratura portante in pietrame, i solai in legno, ecc.).
Tanto resta ancora da fare, ma, senza dubbio, i lavori effettuati sono serviti a fare riscoprire alla collettività lavianese (e non solo ad essa) questo monumento di notevole interesse artistico- architettonico per molti anni dimenticato e che sembrava essere stato ringhiottito, per sempre, dalla terra data la gravità dei danni subiti. Proprio per questo motivo il restauro eseguito, benché parziale, ha un inestimabile valore anche sociale ai fini della riappropriazione della memoria storica e dell'identità culturale dei luoghi. Inoltre, si è trattato del primo "restauro" realizzato a Laviano dopo il sisma del 1980: il Castello è stato, infatti, non solo il primo "bene culturale", ma l'unico immobile storico recuperato sino al 2008 e restituito al paese!
Dal 2009 il Castello è stato riaperto al pubblico seppure con delle difficoltà e limitazioni. A tale riguardo, l'Amministrazione Comunale di Laviano ha affidato la gestione del Castello (integrata, negli ultimi anni, anche con quella del vicino nuovo ponte tibetano) all’Associazione Italia Nostra - Sezione di Salerno che ha ideato il progetto Italia Nostra x Laviano mirato a favorire la riappropriazione della memoria storica del paese, a valorizzare le sue risorse culturali superstiti come quelle naturalistiche e paesaggistiche ovvero ad attivare la formazione di numerosi giovani del luogo su tali tematiche nella convinzione che solo cosa si conosce si può tutelare e qualificare anche creando iniziative lavorative coerenti con lo sviluppo sostenibile del territorio. L’iniziativa, così come proposta, è risultata positiva rispetto ai numerosi giovani coinvolti nelle attività, ai visitatori i quali sono divenuti sempre più numerosi (tanto da raggiungere negli ultimi anni varie migliaia di persone) e, in generale, al paese. La bellezza che fa sviluppo grazie alla cultura ed alla valorizzazione delle reali risorse del luogo, intese come beni comuni, può salvare anche Laviano!
Nora Sciré
Il Castello dopo il restauro
Lavori di restauro
Lavori di restauro
Corte interna anni '60
Corte interna dopo il restauro
Ingresso principale dopo il restauro
Il Castello anni '50
Il Castello anni '60
Laviano 1980 prima del terremoto
Laviano 1980 dopo il terremoto
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