Nel cuore della città moderna, ma appena fuori della città antica, sorge la piccola chiesa di San Pietro in Vinculis, dal 1958 sede delle suore Figlie della Chiesa.
In origine, come ricorda una lapide del 1766, era la sede dell’omonima Confraternita che svolgeva assistenza ai carcerati, considerata una delle sette opere della misericordia, ed i confratelli, di ambo i sessi, avevano la facoltà, in occasione della festività della Natività di Maria, di farne scarcerare uno di essi che si era ravveduto. Dalla stessa epigrafe si viene a conoscenza di privilegi concessi dai pontefici Gregorio XIII nel 1578, Pio V nel 1588 e Paolo V nel 1620. Da queste date si evince una fondazione della Congrega negli anni settanta del Cinquecento, subito dopo la chiusura del Concilio di Trento ed in sintonia con le sue prescrizioni.
Da una seconda lapide, datata 1738, si registra la consacrazione degli altari ai santi Pietro e Paolo, mentre in un’altra del 1767 si viene a sapere di una sua ricostruzione. Un’ultima lapide ricorda l’eccidio dei rivoluzionari, laici e religiosi, promotori dei moti carbonari del Cilento del 1828, i quali, dopo essere stati catturati, furono fucilati ed i loro corpi gettati in una fossa comune nella chiesa.
Il soffitto, decorato da una serie di dipinti agiografici dei santi Pietro e Paolo, doveva avere una forma a cassettonato ligneo molto diffuso nel Viceregno di Napoli fra la fine del Cinquecento e gran parte del Seicento, di cui a Salerno l’unico esempio sopravvissuto è quello della Confraternita del SS. Rosario. I dipinti, dei quali non esiste alcuna lettura critico-stilistica, sono stati ampiamente ripresi e ridipinti ed in qualche caso anche sostituiti. Per questo motivo la configurazione è affatto articolata. Da una visione sommaria risulta ad esempio che alcuni dipinti sono della metà almeno del XVII secolo anche se attardati su una cultura tardomanierista, altri invece presentano una fattura pittoricistica barocca, e non manca qualche quadro rifatto nel XIX secolo.
La tela a capoaltare è un’opera del pittore Michele Ricciardi, firmata e datata 1724, raffigurante Domine, quo vadis?, un episodio raccontato nella Legenda aurea, secondo il quale Pietro, lasciata Roma per sfuggire alle persecuzioni di Nerone, incontrò Cristo con la croce, e capì che il suo posto era insieme al suoi fedeli. Un analogo soggetto, molto più celebre, è raffigurato in un dipinto di Guido Reni alla National Galery di Londra. Anche l’altare riveste una notevole importanza con i commessi marmorei e soprattutto con le statue dei putti reggifiaccola, che si raccordano con le sculture del Bottigliero e del Ragozzino nell’Annunziata e soprattutto con quelle del Trinchese in San Michele Arcangelo.
I restanti dipinti della chiesa sono una Apparizione della Madonna con il Bambino a sant’Antonio, firmata Nicola Luciano e datata 1759. Allo stesso autore potrebbe essere restituita anche la piccola tela ovale raffigurante La Madonna in trono con il Bambino collocata nella cimasa della cona dell’altare. Un secondo dipinto raffigurante San Giuseppe con il Bambino reca la firma di Andrea Ingenito, uno sconosciuto pittore locale, del quale manca qualsiasi notizia biografica, ma che potrebbe essere stato attivo nella prima metà del XIX secolo. Un ulteriore arricchimento è venuto da opere recenti del pittore Alfonso Grassi, il quale negli anni sessanta di questo secolo ha dipinto ad olio su muro i due pannelli raffiguranti L’ultima cena su un lato e La cena in Emmaus sull’altro. Le due opere ricalcano iconografie tradizionali, addirittura risalenti ad istanze seicentesche, senza aggiungere nessun adeguamento figurativo moderno, per cui non riescono a destare alcun interesse critico. Allo stesso livello sono alcuni ovali con puttini giocosi collocati all’ingresso della chiesa.
San Pietro in Vinculis Piazza Sedile di Portanova 84121 Salerno
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