L'antica chiesa dedicata alla SS. Annunziata risale agli inizi del V secolo d.C., quando fu eretta come basilica aperta per essere trasformata in basilica chiusa tra la fine del V secolo e gli inizi del VI. Abbiamo notizie dell’edificio a partire dal 1500, grazie alle cosiddette relazioni ad limina, ovvero resoconti scritti dai vescovi o dei loro preposti sullo stato della diocesi di Capaccio. Le relazioni testimoniavano in quali condizioni ciascun vescovo avesse trovato le chiese. All’epoca, la zona versava in uno stato di desolazione, malcostume e terrore, iniziato con le invasioni barbariche, e protrattosi sino a tutto il Settecento. Infatti, il brigantaggio era diffuso, la miseria notevole, le rendite ecclesiastiche tra le più basse del Regno. Il vescovo Tommaso Carafa scriveva nella relazione del 26 giugno 1644 Situs ipsius est asperrimus (il sito stesso è molto aspro), mentre il vescovo Giocoli, in una lettera del 1720, definiva l’intera diocesi disastrosissima.
La chiesa pestana era stata in parte rifatta all’inizio del 1500 dal vescovo Podocataro, mentre un suo successore, Andrea Bonito, alla fine del secolo successivo aveva restaurato l’aula religiosa a sue spese per evitarne l'imminente crollo. Alcuni decenni più tardi, il vescovo Agostino Odoardi operò una nuova ristrutturazione della chiesa. Al suo arrivo a Capaccio (1724), egli raccontava di aver trovato una cattedrale simile ad una stalla o a un ritrovo di predoni, priva di ogni suppellettile sacra. Odoardi realizzò l'altare maggiore, dedicato all'Annunziata, la cappella con l'altare di S. Michele Arcangelo nella navata sinistra, la cappella dell'Addolorata, nella navata destra. Il successore dell'Odoardi, il vescovo Raimondi, completò l’opera arricchendo la chiesa di marmi e ornamenti per l'altare maggiore. Nel 1760 Raimondi fece anche costruire presso la cattedrale un palatiolum, l’attuale elegante palazzetto adiacente alla chiesa che è stato, fino al secolo scorso, abitazione dei vescovi che volevano riposarsi dalle loro fatiche.
L’aula ecclesiastica è stata riportata alle forme precedenti all’opera del vescovo Odoardi con un restauro che, nella seconda metà del Novecento, ha liberato le antichissime colonne racchiuse nei pilastri settecenteschi e ha riportato la quota di calpestio della chiesa al livello originario, più bassa di quasi due metri. Per questo motivo oggi si accede all’Annunziata scendendo una scalinata.
Testo di MP Mirabilia srl
Maggiori informazioni http://www.basilicapaleocristianapaestum.it/
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