Il centro storico di Amalfi ,che corrisponde praticamente a quello urbano attuale, conserva importanti strutture architettoniche di eta’ medievale alquanto suggestive ed interessanti, che, per certi versi, costituiscono un unicum nel loro genere. La città conserva tuttora le arterie viarie originali medievali, che corrono lungo l’ asse sud-nord sui due lati che costeggiano il letto del fiume canneto, la cui copertura nel tratto urbano antico, avvenuta in età angioina, cioè negli anni 70 del XIII secolo, favori la realizzazione di una lunga strada e di un ampia piazza, rispettivamente dette Ruga Nova e Platea Nova. Intorno a questi spazi urbani e lungo i loro margini sono ancora evidenti vestigia e testimonianze ragguardevoli del passato storico della città marinara, in una forma di significativa superfetazione che consente ,comunque , una lettura piuttosto chiara ed esaustiva delle vicende costruttive e degli impianti archittetonici.
Si tratta per la maggior parte di edilizia civile collocabile tra i secoli XI e XV, per quanto riguarda le strutture più interne e sottoposte, e di sovrastrutture talvolta elevate di successivi interventi sette- ottocenteschi e ad ogni modo non hanno cancellato le tracce primitive originarie. L’ elemento peculiare e’ costituito dagli hospitia domorum,complessi residenziali della nobiltà aristocratica amalfitana dei tempi della repubblica marinara( IX.XII secolo), nei quali abitava un’ intera famiglia. Queste strutture abitative sono chiaramente individuabili nell’ ambito del centro urbano: esse risultano essere turrite e fortificate, con poche piccole e strette finestre che servivano per la difesa della postazione.
L’ accesso è costituito da un portico coperto con volte a botte o a crociera, che introduce in uno spazio scoperto atrium, in qualche caso circondato, come per l’ esempio del rione Vagliendola, da un colonnato. Al pianterreno erano ubicati i depositi catodea, i pozzi e le cisterne per la raccolta dell’ acqua piovana che colava, mediante apposite tubazioni versatoria, dalle loggie coperte in genere a lastrico astracum e qualche volta a tetto. Gli edefici potevano essere alti, come indicano le fonti documentarie coeve e mostrano le vestigia odierne, almeno fino a cinque piani, per accedere ai quali vi era la camminata , un apposito ambulacro in fabbrica accostato alla struttura primaria. All’ ultimo piano era situata la cucina, che confinava con l’ orto attiguo , al fine di aver un collegamento immediato con il luogo principale dell’ approvvigionamento alimentare e per favorire la dispersione degli odori verso l’ esterno.
Gli ambienti interni residenziali erano riscaldati da camini ed erano addobbati con tappeti , arazzi e marmi. Spesso gli hospitia possedevano i balnea, praticamente stazioni termali di ideazione araba, formate da piccoli ambienti riscaldati da una caldaia e mediante tubazioni in terracotta e coperti con caratteristiche volte radiali ed a crociera con cordoloni: un interessante esempio, documentato sin dal 1244 come Balneum da lo monte, è evidente alla base di un hospitum del XII secolo, situato all’ interno della città. Molte residenze aristocratiche Amalfitane medievali contenevano nel loro ambito o nelle immediate vicinanze chiese e cappelle , fondazioni patrizie di notevole pregio artistico ed architettonico sopravvissute all’ usura dei tempi.
Tra queste si segnalano soprattutto quelle d’ impanto bizantino del IX – X secolo , come le parrocchiali di S. Maria Maggiore, fondata dal duca Mansone I nel 986, e dei Ss. Filippo e Giacomo ed Arsina, edificata da Sergio Comite, capostipite della nobile stirpe dei del Giudice. Esse presentano traccie notevoli del Romanico Amalfitano, una meravigliosa sintesi artistica degli stili e degli influssi delle civilta’ mediteranee. Il costume aristocratico Amalfitano delle istituzioni e delle fondazioni ecclesiastico religiose rappresentava un aspetto peculiare di quella nobiltà mercantile, che con tali pie azioni voleva riscattare le inevitabili speculazioni della mercatura e redimere le proprie anime.
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