L’attuale complesso longobardo di San Pietro a Corte ubicato nel centro storico di Salerno documenta la cappella del palazzo del duca Arechi II che nel 774 assume le insegne di princeps gentis langobardorum.
La cappella palatina, dedicata in origine ai Santi Pietro e Paolo, definita ecclesia maior è impiantata, in origine, sul perimetro di un antico frigidarium rettangolare di un complesso termale del I-II secolo d.C . L’area, successivamente, si evolve in chiesa e sepolcreto dal V al VII secolo ed in strutture di fondazioni e parte di elevati nell’VIII secolo secondo un rigoroso schema strutturale.
L’impianto attualmente si configura in ambienti ad ipogeo, il cui livello stradale è oggi accresciuto di circa sei metri, e nella soprastante cappella palatina ad aula rettangolare. Gli ambienti ad ipogeo, preesistenti alla costruzione arechiana, costituiscono un palinsesto dove sono evidenti le diverse ristrutturazioni ed aggiunte apportate nei secoli che seguono a partire dal XII secolo in poi.
Di particolare rilievo sono i cicli pittorici presenti che arricchiscono le diverse superfici architettoniche quali pareti e pilastri. L’affresco del pilastro raffigura la Madonna Regina con Bambino e Santa del XII secolo la cui matrice pittorica è da collegarsi alla cultura bizantina, con importanti riscontri con un ciclo di affreschi di Rongolise, Caserta, e di Nerenzi in Dalmazia. A cui affiancare, contestualmente, l’omonimo affresco staccato ora nel Museo Nazionale dell'Aquila, ma proveniente dal Castello di Ocre. Qui è evidente un comune denominatore che è la pittura di ambito campano ed in qualche misura laziale, con una evidente sottolineatura bizantineggiante e comunque databile al XII secolo. A distanza di pochi decenni, ma entro la fine del XII secolo, si può datare il ciclo pittorico che presenta una teoria di Santi con San Giacomo immediatamente vicino alla Madonna Eleusa ed altri santi non riconoscibili. Il San Giacomo è configurato, così come la Madonna ed il Bambino, con una rilevante evidenziazione bizantineggiante, tracciata attraverso un’iconografia che trova riscontri coevi in Campania, Abbruzzo e Puglia.
Di diversa matrice è invece l’affresco della fine del XII secolo che presenta San Nicola ed il cavallo. Il santo, in posizione frontale, è in atto benedicente, il cavallo configurato di profilo, è raffigurato con componenti stilistiche che afferiscono ad un maggiore naturalismo, lontano dalla rigidità formale di matrice orientale. C’è da considerare, infatti, che negli aspetti formali il cavallo si affianca ad un analogo particolare narrativo presente nell’Arazzo di Bayeux, propriamente detto l’Arazzo della regina Matilde, commissionato da Oddone di Bayeux, fratellastro di Gugliemo il Conquistatore. L’arazzo, un ricamo fatto con lana di otto colori naturali su delle pezze di lino greggio è stato realizzato tra il 1070 ed il 1077, con molta probabilità in Inghilterra, a Canterbury o nei dintorni, per la decorazione del palazzo vescovile di Bayeux.
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