oinochoe
Alla fine del VI sec. a.C. nella valle del Sarno si assiste allo sviluppo di centri urbani, probabilmente in corrispondenza di abitati già caratterizzati da un forte potere di coesione rispetto al territorio circostante. È questo il caso di Nocera, il cui nome osco, Noukeria, lascia già trasparire i caratteri di città nuova. All’interno della città le élites indigene proclamano la propria autonomia culturale, pur stringendo vincoli di ospitalità con i Greci della costa e gli Etruschi delle città della Campania settentrionale Capua e meridionale Pontecagnano.
Uno straordinario esempio del ruolo svolto da Nocera in questo senso è offerto dalla tomba 32, rinvenuta nel 1964 nel corso di uno scavo d’emergenza condotto dalla Provincia di Salerno in un settore della necropoli meridionale dell’antica Nuceria.
Il corredo, composto prevalentemente da vasi in bucchero, databile al 570-520 a.C., contiene, tra gli altri, due vasi iscritti molto interessanti sotto l’aspetto linguistico-culturale. Su una oinochoe , un contenitore simile a una brocca utilizzato per versare il vino, si legge l’iscrizione graffita con i caratteri dell’alfabeto “nocerino” bruties esum, con cui il vaso in prima persona dichiara di appartenere a un personaggio di nome Bruto.
Una coppa, sempre in bucchero, reca l’iscrizione ariston, un nome di persona scritto con le lettere dell’alfabeto greco, nella sua variante euboica, che potrebbe riferirsi al dedicante o al proprietario del vaso. Si tratta di una delle poche iscrizioni greche di età arcaica proveniente da un centro indigeno della Campania.
L’associazione dei due vasi all’interno della stessa tomba è la conferma emblematica ed evidente del rapporto stretto che esisteva tra le comunità della Valle del Sarno e il mondo culturale di tradizione greca di Pitecusa, l’odierna Ischia, e di Cuma.
coppa
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