Un recente restauro ha evidenziato a Padula, in via dei Greci, un’edicola votiva raffigurante una Madonna in trono con Bambino, o anche definita, generalmente, Hodigitria raffigurata a pieno corpo, seduta in trono che regge il Bambino appoggiato sul braccio destro, il quale veste il chiton ed è in atto benedicente alla maniera greca. Non appare il rotolo, ma vi è un particolare curioso quale è un fiore in mano alla Madonna.
L’iconografia si arricchisce di ulteriori elementi quali un fondo blu, su cui è evidente un’iscrizione greca, che accerta in modo univoco la funzione e la destinazione di questa icona per la popolazione padulese di lingua greca; inoltre sul lato sx dell’edicola è presente un suggerimento d’ambientazione con un’archeggiatura su un’esile colonnetta per l’alloggiamento della madre e del figlio.
L’edicola potrebbe configurarsi come un frammento pittorico parte di un decoro parietale di un’antica chiesa oggi non più esistente; un edificio allocato in posizione inferiore rispetto all’altra chiesa di matrice bizantina, San Nicola de Dònnis e contestualizzato in una delle aree più antiche di Padula qual è il Cassaro, toponimo che deriva dall’antico nome arabo al Qasr - la fortificata, e presso cui, nel XVII - 1666 - secolo era documentata anche la chiesa di San Nicola dei Greci, costruita con molta probabilità per una comunità bizantina di rito greco-ortodosso.
Il dipinto si pone come opera di un frescante di convinta cultura bizantineggiante della fine del XIII secolo, con spiccate caratterizzazioni di un lessico che, nasce dalla conoscenza di testi iconici e miniatori, in particolare moduli sinaitici, come per esempio, il motivo delle immagini entro nicchie architettoniche sostenute da colonnine e che rimanda, nelle soluzioni calligrafiche della raffigurazione, alla conoscenza della produzione mediorientale, post comnena.
Ad arricchire l’affresco è la gamma cromatica, dalla moderata e pacata policromia, che presenta una luminosità emersa dopo il recente restauro. Dall’immagine recuperata scaturiscono in modo evidente anche i tratti orientali, quello della madre e del figlio, con l’accentuazione espressionistica dei grandi occhi nettamente disegnati, sul volto tornito ed ovale della Madonna.
Nel dipinto appare, quindi, sedimentato il carattere schiettamente greco, da interpretare come partecipazione a quella koinè mediterranea che viene definita, di volta in volta, come maniera greca; ma in esso traspare l’apporto occidentale come dimostrerebbero le figure svolte liberamente nello spazio, in una postura non più frontale, ma leggermente scorciata dei personaggi, con i corpi che presentano una maggiore plasticità e le pieghe delle vesti che ricadono in modo più naturale.
Scarse sono le notizie sull’eventuale committenza, ma appare chiaro che l’esempio di Padula testimonia una pratica figurativa che predilige un repertorio strettamente iconico, così come avvenuto sia in Puglia che in Basilicata.
Restauro a cura della Ditta Carthusia Felix di Giuseppe Libretti di Padula.
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