Il territorio di Roccagloriosa è stato oggetto di frequentazione da parte dell’uomo sin dalle epoche più remote e ha vissuto uno sviluppo significativo in epoca lucana, a partire dal IV secolo a.C., quando, lungo le pendici del monte Capitenali, sul cosiddetto Pianoro Centrale, venne impiantato un abitato, protetto da una cinta muraria lunga oltre un chilometro, all’esterno della quale si estendeva lo spazio della necropoli.
Tra le abitazioni messe in luce nel corso degli scavi archeologici una in particolare, nota come complesso A, si distingue per dimensioni e per l’utilizzo degli spazi interni. Il complesso A (foto 1), esteso per una superficie di oltre 500 metri quadrati, era organizzato intorno a una corte centrale pavimentata con basoli e circondata da portici su almeno tre lati (foto 2-3). In uno degli angoli del cortile è stato rinvenuto un tempietto in pietra con tetto di tegole e un piccolo altare antistante. Qui, sotto il crollo del tetto (foto 4), sono state rinvenute diverse statuette in terracotta di divinità femminile insieme a numerosi altri ex voto, soprattutto vasi di piccole dimensioni, e ai resti di sacrifici animali. La dea raffigurata presenta caratteristiche differenti: è seduta in trono e indossa una lunga veste, ha il capo velato o reca in testa un copricapo detto pòlos, con le mani regge un cesto di frutta, o un piatto oppure altri attributi collegati alla fertilità (foto 5).
Statuette di questo tipo sono note da Paestum, dove la divinità raffigurata è stata identificata con Hera, sposa di Zeus e regina di tutti gli dei. A Roccagloriosa invece la dea potrebbe essere Mefitis caprina, la dea venerata dai Lucani come protettrice del raccolto e delle greggi, cui erano dedicati importanti santuari noti nel territorio lucano.
Il complesso A di Roccagloriosa era sicuramente una dimora monumentale appartenente a un esponente delle aristocrazie locali, che rivestivano un ruolo di primo piano anche nello svolgimento delle cerimonie religiose.
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