Alla fine del I sec. a.C., come avvenne lungo le coste del golfo di Napoli e della penisola sorrentina, anche nel vallone di Positano, grazie alla posizione privilegiata sul mare e al clima particolarmente salubre, venne edificata una sfarzosa residenza privata, dove poter trascorrere il tempo libero tra giardini e ambienti affrescati con spettacolari vedute sul paesaggio costiero.
A Positano l’esistenza delle strutture di una villa romana con affreschi e mosaici, al di sotto della Chiesa di Santa Maria Assunta, era nota già da tempo a diversi studiosi, molti dei quali ne attribuivano la proprietà a Posides Claudi Caesaris, potente liberto dell’imperatore Claudio, da cui sarebbe derivato lo stesso nome di Positano.
La villa era organizzata su due ampie terrazze con un giardino circondato da un portico a monte e un altro aperto verso la costa. Dall’interno gli ospiti potevano godere della vista del mare, dei giardini, oppure delle pareti affrescate con paesaggi o con scene di caccia e di pesca. Intorno alla metà del I sec. d.C. la villa era in corso di restauro per i danni prodotti dal violento terremoto del 62 d.C. e i proprietari dovettero approfittare di questa occasione per dare una nuova veste agli ambienti di rappresentanza, come testimoniato dal rinvenimento di impalcature, di materiale edilizio e di vari attrezzi utilizzati per i restauri in corso.
Sulle pareti affrescate in IV stile pompeiano sono visibili architetture a più piani. Nella parte superiore la scenografia architettonica è parzialmente celata da una tenda con mostri marini, delfini e amorini in stucco. Di grande effetto è lo scorcio di un palazzo con porta socchiusa e loggiato con elegante balcone. Al centro si stagliano pannelli a sfondo monocromo decorati da eleganti ghirlande, oltre a una serie di medaglioni con ritratti e scene mitologiche, nature morte e un paesaggio marino. L’eruzione del 79 d.C. danneggiò irrimediabilmente la villa: la colonna eruttiva si innalzò nell’atmosfera per oltre venti chilometri, portando con sé ceneri e pomici, e le piogge torrenziali generarono valanghe di fango che in poco tempo raggiunsero gli ambienti della villa di Positano e fecero crollare tetti e solai, obliterando l’esistenza della lussuosa residenza per tantissimi secoli sotto un accumulo di detriti spesso oltre 10 metri.
La fine della frequentazione della villa corrispose a un lungo periodo di abbandono dell’area che nel tempo ridiventò campagna. L’arrivo dei benedettini, che in epoca medievale fondarono l’abbazia annessa alla chiesa di Santa Maria Assunta, restituì la vita agli spazi abbandonati, con opere di terrazzamento e con la costruzione di mulini che resero possibile lo sfruttamento agricolo dei terreni circostanti l’abbazia. Anche se le indagini archeologiche hanno per il momento interessato solo un settore della villa, la straordinarietà degli apparati decorativi del triclinium ha consentito di rendere fruibile al grande pubblico uno dei più suggestivi spazi archeologici ipogei di età romana rinvenuti negli ultimi anni.
Oggi, con la creazione di un percorso museale ad hoc curato dalla Soprintendenza ABAP di Salerno e Avellino, non solo è possibile ammirare i reperti rinvenuti nel corso delle indagini ma si può anche assistere al racconto delle complesse operazioni di scavo e restauro che hanno interessato la struttura, permettendo di raggiungere la quota del pavimento dell’ambiente affrescato a più di 10 metri di profondità dal piano attuale di calpestio.
Visitare la villa romana di Positano vuol dire, dunque, avere la possibilità di fermare per un attimo il tempo e assistere a quello che successe 2000 anni fa come se fossimo davanti a un fermo immagine: questo è probabilmente l’aspetto che rende questo luogo straordinario e l’esperienza di visita eccezionale.
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