La tomba 81, rinvenuta nella necropoli occidentale di Avella, costituisce una delle attestazioni più caratteristiche tra le sepolture della piana campana databili al passaggio tra VII e VI sec. a.C., momento in cui i corredi si distinguono per una relativa ricchezza, con forme tradizionali di vasellame in impasto e ceramica in bucchero, cui si associano rare importazioni.
La sepoltura appartiene a una donna di età adulta riccamente abbigliata e fornita di anelli e spille in ferro e bronzo, di cui una con arco rivestito in osso, collane e, forse, una cintura in fili d’ambra con conchiglie e pendenti.
Ai piedi della defunta sono posizionate un grande contenitore per conservare alimenti, e altri due più piccoli, e un’anfora con decorazione di tipo etrusco-corinzio. Su un fianco sono deposti spiedi e coltello in ferro e, attestazione quasi unica nelle necropoli avellane, una grattugia in bronzo, che evocano il ruolo della donna nella preparazione, nella cottura e nel consumo delle carni durante il banchetto. Sullo stesso fianco è una fibula a ghiande con pendente trapezoidale, molto diffusa in area irpina e medio-adriatica. Sul lato sinistro e in prossimità della testa sono collocati vasi d’impasto con decorazione impressa o incisa di produzione locale, coppe per bere in bucchero - kantharos, kylix, kotyle e coppa su piede - e brocche per versare il vino in argilla dipinta di tradizione etrusco-corinzia.
La presenza di vasellame e utensili che rimandano alla pratica sociale del consumo del vino e della carne testimonia anche da parte delle élites avellane l’adozione del modello ideologico del banchetto di tradizione greca in ambito funerario, così come avviene in questo momento nel mondo etrusco e indigeno della Campania, enfatizzando, quindi, il ruolo di primo piano rivestito dalla defunta all’interno della propria comunità.
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