Ci sono alcuni dipinti in cui il paesaggio urbano o naturale non è solo sfondo convenzionale, o simbolico, o fantastico, o marginale. Ci sono dei dipinti in cui il paesaggio è parte stessa della narrazione per immagini e racconta, insieme ai personaggi, i fatti, la storia, i sentimenti. E’ il caso dell’ex voto di Margherita di Savoia, un dipinto su tavola con fondo oro, ascrivibile al XV secolo e, a giudizio di Leone de Castris, opera del Maestro di Antonio e Onofrio Penna, identificato con il piemontese Andrea d’Asti.
La tavola, che vuole essere il ricordo per immagini di un fatto realmente accaduto, raffigura una Madonna con Bambino nell’atto di trarre in salvo una giovane coronata in pericolo per il naufragio del veliero sul quale stava navigando. Il quadro votivo attraverso il paesaggio rende con efficacia descrittiva l’episodio della miracolosa salvezza, per intercessione della Madonna di Montevergine, di Margherita di Savoia, figlia di Amedeo VIII, che nel viaggio da Nizza a Napoli per andare sposa a Luigi III d’Angiò, fu sorpresa da una furiosa tempesta a largo di Sorrento.
La figura maestosa della Madonna con Bambino si contrappone a quella di misure molto minori della regina, ma soprattutto al paesaggio e al racconto del naufragio, in proporzioni fuori rapporto, proprio per accentuare il senso di miracolosa realtà che pervade l’intera tavola. Il pittore riproduce nei particolari, con acuta immediatezza e disegno accurato e preciso, l’abitato di Sorrento, costruito su una rupe, turrito e circondato da mura, colorando il borgo di rosso sul fondo scuro della rupe, in un deciso contrasto di eccezionale vivezza con l’oro che fa da sfondo al personaggio principale della narrazione. Sempre sulla rupe è dipinta una chiesa con campanile, monastero, torre, alberi di pino, circondata da mura. Forse una visione salvifica del santuario di Montevergine.
Nella parte mediana ed inferiore sinistra del dipinto si dipana il racconto del naufragio con Margherita di Savoia - regale nella postura, l’abito bianco di prezioso broccato e la corona, in muta preghiera con la Madonna che maternamente le tiene la mano - assisa sul veliero che la trasportava, scosso da funerei marosi. La barca, dalle vele squarciate, le corde spezzate e la chiglia inclinata, racconta anch’essa la storia del naufragio, così come una dama, al seguito della principessa, dal volto atterrito che cerca di aggrapparsi all’albero del veliero, un gentiluomo che spaventato si accoccola a poppa, un altro che in ginocchio prega angosciato, e un marinaio che cerca di svuotare la stiva. I marinai caduti nel mare in burrasca, rappresentato da onde alte e scure, pregano a mani giunte l’intervento divino.
I sentimenti espressi ai personaggi e le cose raffigurati in questo scorcio di paesaggio marino sono l’atavica paura per la potenza delle forze della natura, ma anche il fiducioso affidamento, tramite la preghiera, alla grazia divina. Dobbiamo riconoscere all’artista la potenza di voce narrante delle immagini che, dalla parte superiore del dipinto, si dipanano per raccontare questa storia a lieto fine, sino a giungere al nucleo centrale del racconto, il mistero dell’intervento miracoloso della Madonna di Montevergine.
Il dipinto a tempera e foglia oro su tavola, conservato presso il Museo dell’Abbazia di Montevergine, è stato in esposizione alla mostra Capolavori della terra di mezzo di Avellino del 2012 e alla mostra Rinascimento visto da Sud del 2019.
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