La fontana di Palazzo Ruggi, collocata in un contesto architettonico di sapore sanfeliciano, il portale, la scala aperta, pur essendo una delle più composite della città, non è stata mai citata in nessuno dei documenti che trattano della famiglia Ruggi finora rinvenuti. Anche in un inventario di beni dell’eredità del Marchese Matteo Ruggi Seniore, risalente al 1770, recentemente studiato, si parla solo di una fontana con vasca alimentata da acqua perenne presente nel cortile della zona occidentale della casa palazziata che si vuole identificare con l’attuale palazzo Ruggi. Anche il testamento di Giovanni Ruggi, l’ultimo della famiglia che, senza eredi, lasciò nel 1870 il suo patrimonio immobiliare al Comune di Salerno, perché si costruisse un ospedale, non ne fa alcun cenno, come pure l’atto del 1924 con il quale gli Ospedali Riuniti S.Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona concedevano il palazzo in enfiteusi perenne alla Provincia di Salerno che, già da tempo, ne aveva fatto sede di Istituti scolastici.
In realtà, all’epoca dei documenti citati, la fontana non era stata ancora costruita e ciò spiega la totale assenza di notizie. La sua realizzazione risale al 1935, quando Giovanni Cuomo, Preside dell’Istituto Commerciale che aveva sede in Palazzo Ruggi, volle dare un aspetto più maestoso al cortile. Negli anni precedenti già era stato fatto un tentativo, trasformando un vecchio abbeveratoio in una vasca di cemento con uno scoglio da cui sorgeva l’acqua. Cuomo inserì la vasca in una grande nicchia e fece realizzare la monumentale scultura del Nettuno. Inoltre, per raccordare il cortile con la facciata, ne fece decorare le pareti con lesene e capitelli. In seguito ulteriori rimaneggiamenti le hanno conferito l’aspetto attuale. La composizione, racchiusa in una grotta decorata a concrezione calcaree alla maniera cinquecentesca, si sviluppa in senso piramidale: alla sommità vi è in Nettuno che brandisce il tridente e, alla base, emergono dagli scogli da un lato una sirena ed un mostruoso pesce con le fauci spalancate; dall’altro un cavallo tenuto per le briglie. I getti d’acqua fuoriuscivano dalle fauci di esseri mostruosi confusi, insieme a numerosi puttini, nella spuma delle onde e fra gli scogli.
I modelli cui si sono ispirati i vari esecutori, in un fantasioso esercizio di stile prottrattosi per diversi anni, sono tra i più aulici proposti da artisti romani e fiorentini per questo tipo di iconografia. Il Nettuno, seppure vecchio e flaccido come un sileno, brandisce fieramente il suo tridente allo stesso modo di quello che Stoldo Lorenzi realizzò nella seconda metà del Cinquecento per la Fontana del Forcone del Giardino di Boboli a Firenze e di quello del Bernini, oggi nel Victoria and Albert Museum di Londra, un tempo nella grande fontana della Villa di Montalto. E’ ancora il Bernini della Fontana dei Fiumi di Piazza Navona il riferimento per il cavallo emergente dalle acque la cui particolare iconografia – è tenuto per le briglie da un puttino- rimanda al ben più famoso cavallo placido e Tritone di Fontana di Trevi, realizzata, su disegno del Salvi, tra il 1759 ed ‘62 da Pietro Bracci.
Le analisi effettuate hanno rivelato che le strutture sono state realizzate in cemento, cosa singolare, in quanto questo materiale generalmente non veniva utilizzato per modellare, ma piuttosto per restaurare manufatti architettonici. Questa circostanza non comporta alcun cambiamento per quanto riguarda i criteri di restauro scientifico, che per Palazzo Ruggi procederà individuando il sistema migliore per pulire, consolidare, integrare le superfici, la cui specificità obbligherà i restauratori e la Direzione lavori ad individuare esclusivamente dei prodotti compatibili con le caratteristiche strutturali del cemento. Sarà invece piuttosto impegnativo scegliere fra il ripristino delle forme iniziali oppure la conservazione dello stato attuale. Tale scelta è confortata dall’esistenza di una puntuale documentazione fotografica che mostra le progressive aggiunte plastiche all’impianto architettonico di base.
Fontane in Città – XII Settimana dei Beni Culturali I luoghi del patrimonio, Salerno 1997 Edizioni Menabò
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