Su via San Massimo si apre l’ingresso principale del palazzo del longobardo Guaiferio. Salendo attraverso lo scalone a sinistra, giungiamo a livello del piano nobile. Qui, a destra, inserita al di sotto di una scala a doppia rampa, troviamo una fontana con grande vasca sottostante. La particolare forma, di moda a partire dal cinquecento, la rende simile alle grotte artificiali che ritroviamo nell’architettura dei giardini anche in altre regioni. La peculiarità è data dal fatto che qui non ci troviamo in un giardino e la grotta non è ricavata in uno spazio esterno, ma siamo all’interno di un grande e importante palazzo. Sulle pareti della cavità, gli stucchi creano la rugosità di una grotta naturale conferendo alla fontana un aspetto molto suggestivo.
La presenza di questa fontana, già nel settecento, appare documentata in un inventario il cui compilatore, dopo averci informato del fatto che una scala di 37 scalini conduce ad una passetto, a sinistra del quale si trova l’ingresso al piano nobile, dice: …e ritrovandosi nel passetto prima descritto o sia atrio sostenuto da due colonne di marmo lavorato, avanti la sala di detto piano nobile, siegue un solivacuo astricato con vasca grande di fontana con acqua perenne. Il termine solivacuo indica la cavità al di sotto del solaio in cui è inserita la fontana e la data del documento, 5 marzo 1755, costituisce un importante riferimento cronologico. Altre fontane, cisterne e vasche trovavano posto all’interno del palazzo e di esse è rimasta solo una traccia scritta. Ad esempio una fontana si trovava nel giardino, il cui spazio è occupato oggi dall’ ottocentesco salone con colonne.
Il Comune di Salerno, proprietario di questo bene, ha in programma il completo recupero dei suggestivi ed ampi spazi del palazzo, che saranno usati al servizio della collettività. In questa ambito anche la suggestiva fontana potrà essere apprezzata ed ammirata. M. Guglielmina Felici
Fontane in Città – XII Settimana dei Beni Culturali luoghi del patrimonio, Salerno 1997 Edizioni Menabò
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