L’abitato fortificato della Civitella, attualmente protetto da un fitto e rigoglioso castagneto, sorge sulla collina omonima, da cui si domina con lo sguardo tutta la vallata sottostante fino alla costa tirrenica: ad occidente, il tratto costiero della piana dell’Alento, fino all’acropoli di Velia, ad est il passo di Cannalonga; a nord la vallata boscata dei fiumi Trenico e Calore, fino a raggiungere l’orizzonte visivo costituito dalla barriera dei monti Alburni e dagli altopiani del monte Cervati.
La frequentazione del colle è documentata dalla fine del VI sec. a.C. esclusivamente da frammenti ceramici, ma è solo a partire dalla metà circa del IV sec. a.C. che inizia la costruzione di una possente cinta fortificata, con doppio circuito murario intervallato da porte d’accesso. La scoperta del sito si deve a M. Napoli, che nell’estate del 1960, su segnalazione degli abitanti del luogo, ritrovò i resti della fortificazione.
Sul pianoro centrale del colle gli scavi hanno evidenziato una serie di edifici disposti su un impianto stradale ortogonale ed un ampio spazio basolato, che svolgeva forse funzioni pubbliche, fornito di un perfetto sistema di canalizzazione idrica. Il sito fortificato, abbandonato alla fine del III sec.a.C., viene interpretato come avamposto difensivo phrourion costruito dagli abitanti di Elea/Velia per controllare l’entroterra.
Sulla sommità della Civitella vi è una chiesetta dedicata alla Madonna dell’Annunziata costruita nel Tardo-Medioevo. Suggestiva è la processione del 25 marzo di ogni anno, quando i fedeli durante l’ascesa al santuario recidono dei virgulti di castagno e realizzano delle croci di varie dimensioni che vengono benedette dal sacerdote durante la celebrazione religiosa. Queste croci, quindi, vengono donate a parenti o amici impossibilitati a salire sul santuario.
Maria Tommasa Granese
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