All’inizio di via San Massimo, sulla destra, si apre l’accesso al cortile del palazzo Santamaria; all’interno, sulla sinistra, ci troviamo di fronte ad una fontana, differente dalle altre per l’impostazione dell’impianto architettonico. L’accesso avviene attraverso una scala delimitata lateralmente da due muretti che continuano nei due lati della balaustra scandita da aperture quadrilobate regolarmente cadenzate. La posizione più elevata in cui si viene a trovare la fontana, le conferisce maestosità e peculiarità.
La forma architettonica, comune ad altri esempi salernitani, ricorda quella dei ninfei romani cui certamente si ispira ed a cui fanno riferimento analoghi esempi sei settecenteschi presenti anche in altre aree geografiche. L’abside centrale è racchiusa in una cornice interrotta da più fasce marcapiano orizzontali che delimitano due parti: quella superiore è interamente occupata da una grande conchiglia che ne racchiude un’altra di dimensioni inferiori. Al centro del comune punto di origine, è inserito un mascherone incorniciato da decorazioni che riproducono elementi vegetali. Nella parete inferiore dell‘abside un’apertura ad archetto contiene una sorta di cascatella a tre cadute che rendeva un particolare effetto allo scendere dell’acqua che andava a riempire una prima vaschetta tondeggiante, dalla quale l’acqua affluiva alla grande vasca sottostante, di forma mistilinea. L’acqua scendeva anche da due mascheroni laterali, purtroppo asportati, e da un getto posto all’interno della vasca grande. Un sistema di fuori regolava il troppo pieno. Quando l’acqua raggiungeva i fori più in basso, andava ad incanalarsi in condutture che provvedevano all’irrigazione della parte inferiore del giardino. Se però questi venivano tappati, l’acqua andava a raggiungere il livello superiore defluendo da altri due fori che erano in comunicazione con i dotti utili all’irrigazione della parte alta del giardino, quella subito al di là della balaustra, dove ancora oggi sopravvive uno spazio non lastricato, liberato di recente dalla vegetazione invasiva che inibiva del tutto la visione della stessa monumentale fontana. Sotto la scala c’era poi un vano con grande vasca utilizzato nel settecento come bagno.
L’effetto finale è quello di creare una scenografia all’interno dello spazio verde facente parte dei più ampi giardini di Guaiferio, oggi quasi del tutto spariti per la graduale occupazione degli spazi da parte di edificazioni successive. Il restauro in corso potrà permettere il recupero dello scenario primitivo in cui la fontana potrà reinserirsi come una magnifica quinta. M. Guglielmina Felici Fontane in Città – XII Settimana dei Beni Culturali I luoghi del patrimonio, Salerno 1997 Edizioni Menabò
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