La fontana è collocata nel giardino dell’ex monastero di S. Maria della Mercede. La costruzione dell’edificio avvenne nel 1698 e fu resa possibile grazie all’acquisto di alcune case appartenenti a Tommaso Cioffi, site nei pressi della Monastero di S. Maria della Porta. Fino al 1711, data in cui fu trasformato in monastero di clausura, fu la sede del Conservatorio di S. Maria della Mercede, poi trasferito in via dei Canali.
Il monastero si salvò dalle soppressioni del 1812, ma fu chiuso definitivamente il 25 gennaio 1864: le monache si trasferirono nel Conservatorio di Montevergine e l’edificio fu occupato dall’esercito. Dopo una lunga utilizzazione da parte dei militari la struttura conventuale è stata accuratamente restaurata ed è divenuta sede del Tribunale Amministrativo Regionale e del Tribunale dei Minorenni.
Nella pianta ostensiva della divisione e diramazione dell’acqua di S. Lorenzo in Salerno del 12 luglio 1818 conservata nell’Archivio di Stato di Salerno, è chiaramente descritto il cammino delle acque che dalla sorgiva di S. Lorenzo, attraverso varie diramazioni che passavano per proprietà pubbliche e private - il carcere di S. Antonio, casa d’Amato, giungeva fino al monastero di S. Maria della Mercede ad alimentare la fontana.
I numerosi rimaneggiamenti hanno sostanzialmente alterato la fisionomia del giardino, di cui oggi rimane solo un piccolo terrazzamento mentre il resto è stato trasformato in piazzale. La fontana, che si appoggia al muro di contenimento del giardino, è stata anch’essa manomessa fino ad essere completamente trasformata. Liberata dalle sovrastrutture che ne occultavano completamente le forme originali, si è rivelata un manufatto in cui l’impianto architettonico si sviluppa con semplicità e armonia. Racchiusa in una nicchia riquadrata da lesene e sormontata da una complessa trabeazione. L’acqua, a mo’ di cascatella, si riversava in una conca baccellata, sorretta da un’esile colonna, per poi giungere, attraverso mascheroni posti ai lati, nella grande vasca polilobata. Nelle sue linee essenziali può essere assimilata a modelli architettonici tardo-cinquecenteschi che presentano un’ampia nicchia, un elemento aggettante, nel nostro caso a forma di conca baccellata, la vasca polilobata.
In epoca settecentesca il tutto fu riqualificato con l’aggiunta o con una diversa disposizione delle tre lesene di facciata e della trabeazione aggettante e composita, pur potendosi avanzare l’ipotesi che la parte centrale rientrante della trabeazione potrebbe essere un elemento della fontana tardo-cinquecentesca che ci è giunto privo dell’elemento plastico qualificante. L’espediente scenografico, ovvero lo stramazzo, utilizzato per movimentare lo scorrimento delle acque, nella casistica delle fontane salernitane, oltre ad essere presente nella fontana del Tribunale Amministrativo Regionale, compare anche nel posteriore modello architettonico della fontana del giardino di Palazzo Santamaria, pertinenza in antico del Monastero di Santa Sofia.
Anna De Martino Fontane in Città – XII Settimana dei Beni Culturali I luoghi del patrimonio, Salerno 1997 Edizioni Menabò
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