L'aspetto attuale del duomo corrisponde per ampia parte alla ristrutturazione barocca. Il 5 giugno 1688, un violentissimo terremoto sconvolse l'intera regione, danneggiando gravemente la cattedrale, che era già in precarie condizioni statiche. Un primo intervento di consolidamento dal 1691 al 1696 fu effettuato dall'arch. Arcangelo Guglielmelli. In questa fase i lavori consistettero soprattutto in un consolidamento statico con la costruzione di nuove fondamenta, l'inglobamento alternato delle colonne in nuovi pilastri e l'inserimento di archi fra navate e pareti laterali. Il risultato fu lo sconvolgimento dell'originario assetto medievale, producendo un aspetto estetico assolutamente ibrido.
Dopo un periodo di sospensione delle attività, agli inizi del Settecento, su incarico di mons. Bonaventura Poerio, nuovo arcivescovo di Salerno (1697-1722), l'architetto romano Carlo Buratti predispose un nuovo progetto che ha snaturato l'intero edificio, con nuove robuste strutture che hanno inglobato nei pilastri le colonne che ricadevano nel nuovo tracciato ed abbattendo quelle che restavano fuori. Sui lati furono costruite nuove cappelle come vani autonomi, ricavando lo spazio da un antico cimitero, detto Terra Santa, che si trovava addossato alla parete meridionale. L'arc. Vilana Perlas (1723-29) fece rifare il tetto ad incannucciata nel braccio longitudinale su progetto di Fernando Sanfelice, mentre quello del transetto fu elaborato da Mauro Manieri con un abbassamento della volta, che completò lo snaturamento della chiesa. Le trasformazioni del quadriportico furono avviate dall'arc. Fabrizio de Capua (1730-38), il quale commissionò anche i lavori della loggia sul nartece, arricchita dalle statue di Matteo Bottiglieri (1737-38). Il suo successore Casimiro Rossi fece rivestire di stucchi le pareti dell'atrio, mentre Isidoro Sanchez de Luna fece rifare la facciata dell'ingresso corrispondente in massima parte a quella attuale.
Nel corso del XX secolo si è proceduto ad un percorso inverso teso a far emergere quanto di originario si celava sotto le vestigia settecentesche. Il risultato è un sostanziale bilinguismo, che permette la lettura della storia dell'edificio. Antonio Braca
Antonio Braca, Guida illustrata alla Cattedrale di San Matteo, 2018 by Opera edizioni, Salerno
|