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SALERNO - Cattedrale di san Matteo. Navata meridionale - cappella De Vicariis #laculturanonsiferma


cattedrale san matteo 21 navata meridionale adorazione dei magi

 

La cappella De Vicariis riveste una grande importanza per la cultura artistica del XVI secolo in quanto costituisce uno dei pochi monumenti rinascimentali presenti in città anche se smembrato e riassemblato in malo modo. L’altare antistante, infatti, è una cattiva opera ottocentesca, mentre il dipinto raffigurante l’adorazione dei magi con S. Elena nella lunetta è una copia del 1814 realizzata dal pittore Gioacchino Vitiello in sostituzione dell’originale su tavola di Andrea Sabatini da Salerno, oggi nel Museo di Capodimonte a Napoli.

La parte più importante è certamente costituita dalla cona marmorea composta da una cornice decorata con fregi e grottesche rinascimentali ma di rimembranza classica, e da una predella con una serie di pannelli scolpiti in bassorilievo raffiguranti La passione di Cristo. Sui due dadi laterali sono scolpiti la Preghiera nell’orto di Getsemani e la Sepoltura di Gesù. Nel registro centrale i riquadri raffigurano la Flagellazione, l’Andata al Calvario, la Crocifissione e il Compianto sul corpo di Cristo.

La fattura manierista resa con la tecnica dello stiacciato evidenzia una forte impronta pittorica, dove materia marmorea e figure tendono a fondersi in uno sviluppo dinamico e denunciano un’influenza della cultura degli scultori spagnoli Bartlomeo Ordonez e Diego De Siloe, attivi a Napoli nella metà del secondo decennio del XVI secolo. E ad essi fa riferimento il maestro della Cappella Teodori nel Duomo di Napoli, al quale sono state attribuite anche le tavole scolpite della nostra cattedrale.

Sulla parete laterale è inserito un interessante medaglione raffigurante il canonico Biagio De Vicariis, datato 1731, la cui fattura asciutta riporta a coeve opere della scuola vaccariana ed è stato attribuito a Francesco Ragozzino. 

Antonio Braca, Guida illustrata alla Cattedrale di San Matteo, 2018 by Opera edizioni, Salerno

Fotografia di Michele Calocero

 



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