La cappella De Vicariis riveste una grande importanza per la cultura artistica del XVI secolo in quanto costituisce uno dei pochi monumenti rinascimentali presenti in città anche se smembrato e riassemblato in malo modo. L’altare antistante, infatti, è una cattiva opera ottocentesca, mentre il dipinto raffigurante l’adorazione dei magi con S. Elena nella lunetta è una copia del 1814 realizzata dal pittore Gioacchino Vitiello in sostituzione dell’originale su tavola di Andrea Sabatini da Salerno, oggi nel Museo di Capodimonte a Napoli.
La parte più importante è certamente costituita dalla cona marmorea composta da una cornice decorata con fregi e grottesche rinascimentali ma di rimembranza classica, e da una predella con una serie di pannelli scolpiti in bassorilievo raffiguranti La passione di Cristo. Sui due dadi laterali sono scolpiti la Preghiera nell’orto di Getsemani e la Sepoltura di Gesù. Nel registro centrale i riquadri raffigurano la Flagellazione, l’Andata al Calvario, la Crocifissione e il Compianto sul corpo di Cristo.
La fattura manierista resa con la tecnica dello stiacciato evidenzia una forte impronta pittorica, dove materia marmorea e figure tendono a fondersi in uno sviluppo dinamico e denunciano un’influenza della cultura degli scultori spagnoli Bartlomeo Ordonez e Diego De Siloe, attivi a Napoli nella metà del secondo decennio del XVI secolo. E ad essi fa riferimento il maestro della Cappella Teodori nel Duomo di Napoli, al quale sono state attribuite anche le tavole scolpite della nostra cattedrale.
Sulla parete laterale è inserito un interessante medaglione raffigurante il canonico Biagio De Vicariis, datato 1731, la cui fattura asciutta riporta a coeve opere della scuola vaccariana ed è stato attribuito a Francesco Ragozzino.
Antonio Braca, Guida illustrata alla Cattedrale di San Matteo, 2018 by Opera edizioni, Salerno Fotografia di Michele Calocero
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