Al posto delle cappelle della navata in origine c’era un lungo corridoio addossato alla chiesa definito la Terra Santa. Dopo il terremoto del 1688 l’intero spazio fu abolito ed al suo posto furono costruite le nuove cappelle con robuste fondamenta aventi la funzione anche di sostegno della cattedrale. Cappella Mazza La prima cappella in origine era il vano attraverso il quale da un lato si accedeva al corridoio cimiteriale e dall’altro si saliva la scala che conduceva dall’interno al campanile ed ai vani del loggiato del quadriportico. Dopo la trasformazione a cappella dei primi decenni del Settecento fu acquisita dalla famiglia Mazza, uno dei più nobili casati di Salerno e di Napoli. Il progetto fu realizzato, come riportato dallo storico settecentesco Bernardo De Dominici, dal celebre architetto napoletano Fernando Sanfelice, del quale sono conservati i disegni presso il Gabinetto del Museo di Capodimonte. La cona marmorea, insieme all’altare, furono commissionati al marmoraro bresciano Virginio Ogna, ma furono realizzati, a causa della sua morte, da Domenico Guarino nel 1725. Il dipinto raffigurante San Gennaro è opera di Francesco Solimena databile anch’esso al 1725. Nella navata, sulla parete con la cappella successiva si trova un dipinto murale, ritoccato ad olio, raffigurante la Madonna del Carmine con il Bambino incoronata da due angioletti, che presenta varie ridipinture. La sua fattura rimanda ad espressioni del tardomanierismo napoletano della cerchia dei riformati, attivi nei primi decenni del XVII secolo, come Santafede, Azzolino o Forlì. Antonio Braca, Guida illustrata alla Cattedrale di San Matteo, 2018 by Opera edizioni, Salerno
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