La vasta area del pavimento del transetto è interamente ricoperta da mosaici, organizzati in ampi riquadri, che davanti all’altare assumono la forma dei fiori a sei petali costituendo il cosiddetto prato di Primavera. Questa consuetudine di rimembranza classica viene ripresa e rilanciata dall’abate Desiderio a Montecassino, sul cui esempio sono ispirati i pavimenti cosmateschi delle prime chiese romane da Santa Maria in Cosmedin ai Santi Quattro coronati.
La forma base di ogni composizione è data dal triangolo e dal quadrato di varie dimensioni la cui disposizione fornisce una varietà enorme di disegni , quasi sempre assemblati all’interno di fasce che ruotano intorno ad un disco di marmo di diversa qualità spesso porfido, ma anche cipollino, verde antico, serpentino, senza completare la circonferenza. La loro distribuzione spaziale non sembra assecondare alcun progetto, tranne per i riquadri davanti agli altari.
Nell’insieme predomina la sensazione di una sistemazione disordinata ed occasionale. In questa vicenda un punto fermo è fornito dal nome del committente scritto a mosaico davanti all’altare maggiore, Romualdus Archiepiscopus, certamente Romualdo I Guarna 1121-1136 che colloca una possibile datazione nel terzo decennio del XII secolo. Antonio Braca, Guida illustrata alla Cattedrale di San Matteo, 2018 by Opera edizioni, Salerno Fotografia di Michele Calocero
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