Attraverso una porticina all’interno della sacrestia si accede alla Cappella del Tesoro, in origine detta anche delle Reliquie o Reliquiario. Il termine tesoro, infatti, è riferito non tanto ai preziosi quanto ai resti dei santi. Da questo punto di vista, probabilmente, è uno dei posti più sacri dell’intera cattedrale. Come la sacrestia fu portata a termine dall’arcivescovo Cervantes alla metà degli anni Sessanta del Cinquecento. Essa è costituita da un piccolo ambiente molto raccolto di soli 36 metri quadri, fornito in origine di un’abside centrale, chiusa successivamente nella parte bassa a formare un grande armadio contenitore.
Nel 1730 fu dipinta la volta raffigurante Il Paradiso salernitano, con le immagini dei santi che hanno avuto relazioni con la città di Salerno. Si possono individuare oltre a San Matteo anche i tre martiri Caio, Fortunato ed Anthes, santa Caterina d’Alessandria, san Tommaso d’Aquino, per citarne alcuni. Le pareti, invece, sono decorate con quadrature architettoniche, soprattutto colonne e finestre con vasi, che consentono una dilatazione visiva dello spazio. L’autore è il pittore beneventano Filippo Pennino, attivo nell’area salernitana nei decenni centrali della prima metà del XVIII secolo.
Nel locale e negli armadi laterali sono state sistemate le statue d’argento e i reliquiari, mentre ammassati nell’armadione centrale è stato collocato il grande baldacchino per le Quarantore donato da mons. Alleva nel 1825. Antonio Braca, Guida illustrata alla Cattedrale di San Matteo, 2018 by Opera edizioni, Salerno Fotografia Vincenzo D’Antonio
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