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AVELLINO - La Fontana di Grimoaldo #laculturanonsiferma


Fontana di Grimoaldo

 

 

Lo sviluppo urbanistico dell’Avellino normanna si contraddistinse in due fasi: nella prima l’agglomerato cominciò ad estendersi ordinatamente nella cerchia delle mura, visto che per ovvie ragioni di difesa e di controllo dei cittadini era vietato costruire al di fuori della cinta. Nel tempo, però, si cominciò a costruire anche lungo le strade di maggior traffico, spesso con andamento lineare, a volte in agglomerati più compatti. Nacquero così i borghi costruiti al di fuori delle linee del progetto urbano di espansione, abusivi, disordinati ed irregolari. I primi si addensarono lungo la via dei Principati, la strada longobarda che portava a Salerno, ma anche in corrispondenza del primo tratto della via Campanina in direzione Napoli. Uno dei borghi più antichi di Avellino, citato in molti documenti di età normanna, era quello di San Leonardo, posto all’inizio della via Salernitana, presso il torrente Fenestrelle, dove confluivano le rampe S. Antonio Abate e Macello, che dalla collina della Terra portavano in fondo al vallone della Ferriera. Le rampe convergevano presso un piccolo ponte sul Fenestrelle posto nelle vicinanze delle chiese di S. Antonio Abate, di San Leonardo e della Fontana di Grimoaldo.

La fontana comunemente conosciuta come Tecta, fu voluta da Grimoaldo, il signore normanno che ne finanziò la trasformazione funzionale ed il restauro, come è documentato in una pergamena datata 1138 conservata presso l’Abazia di Montevergine.

In origine la fontana era molto semplice, una vasca in pietra con un dossale ornato da pilastri in tufo, e capitelli squadrati aggettanti.

Tra il XV ed i primi anni del XVI secolo l’ornato della fontana si arricchì dell’arcata centrale scolpita con motivi a girali e la chiave di volta decorata da un animale fantastico. Nel 1650, durante il dominio di Francesco Marino Caracciolo, dopo un’ondata di rivolta che scoppiata a Napoli con Masaniello raggiunse anche Avellino, per tacitare il popolo l’Università, a sue spese, fece costruire alle spalle della fontana un ampio lavatoio per i panni.

La fontana di Grimoaldo anche se nei secoli ha subito danni per le alluvioni, le esondazioni del torrente Fenestrelle, i terremoti e lunghi periodi di abbandono e fatiscenza, ancora si erge ai piedi del borgo S. Leonardo, completamente crollato con il terremoto del 1980 e ricostruito, a ricordare gli antichi splendori della città normanna.

Grazie all’intervento di restauro del Comune di Avellino, con l’alta sorveglianza della Soprintendenza per Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino, due anni fa è ritornata al suo antico splendore come un luogo simbolo del capoluogo.

Paola Apuzza

 



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