Dopo il terremoto del 1688 inizia una campagna di rinnovamento che coinvolge sia la chiesa sia il monastero. Nel 1694 la stessa badessa Isabella Pinto commissiona l’indoratura dell’intera chiesa al maestro Nicola D’Acunto di Vietri sul Mare .
Nel 1697 allo scultore Matteo Fumo vengono commissionati busti lignei delle tre sante Tecla, Archelaa e Susanna, che ancora oggi si conservano nel vestibolo.
Nel 1702 i fratelli marmorari carraresi Bartolomeo e Pietro Ghetti realizzano il lavamano per la sacrestia della chiesa . Agli stessi viene attribuito anche lo straordinario altare maggiore realizzato in commesso marmoreo e decorato con pregevoli bassorilievi raffiguranti san Giorgio che trafigge il drago .
Ai primi decenni del XVIII secolo vanno collocati anche i sei dipinti verticali che decorano le pareti in controfacciata e la zona del presbiterio, raffiguranti Gesù e la Samaritana, Noli me tangere, La traditio clavium, I pellegrini di Emmaus, La Carità, La Fede, tradizionalmente attribuiti a Giovan Battista Lama, ma che potrebbero anche risultare, considerata l’alta qualità delle tele, del suo maestro Paolo De Matteis, autore in questi stessi anni di una serie di virtù per la Certosa di San Martino a Napoli.
Antonio Braca
Fotografia di Vincenzo D’Antonio soggetta a copyright/Soprintendenza ABAP di SA e AV
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